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sabato 30 agosto 2008

Phoenix - Sol 94.

Mentre con il passare dei giorni, il Sole scende sempre di più sotto l’orizzonte notturno, la sonda a energia solare Phoenix ha trovato il tempo di inviare una suggestiva cartolina dopo tre mesi passati a studiare il Pianeta Rosso.
Phoenix ha inviato un panorama del suo campo di lavoro dove si vedono tutti gli scavi eseguiti in questi 90 giorni durante la sua ricerca per l’acqua, potenzialmente nascosta al disotto della superficie marziana.
Mentre le giornate stanno diventando sempre più fredde, la sonda è in ottima salute.
“Sta funzionando in modo favoloso”, ha detto Barry Goldstein project manager di Phoenix al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. “Ma ho chiarito molto bene col team scientifico che la garanzia è scaduta. Gli scienziati hanno intenzione di usare la sonda per raccogliere la maggior quantità possibile di dati entro la fine di settembre, quando la missione estesa si concluderà, ma hanno già avanzato la proposta di una seconda estensione fino a metà novembre, a patto che la sonda riesca a sopravvivere fino ad allora”.
“Siamo ancora lontani dai limiti di Phoenix”, ha aggiunto Goldstein, “ma sappiamo che potremo arrivare alla fine delle possibilità d’uso”.
Phoenix è atterrato nella Vastitas Borealis il 25 maggio e ha iniziato la sua missione di ricerca dell’acqua e delle possibili condizioni favorevoli alla vita. Il suo kit di ricerca è composto da un braccio robotico, otto forni di cottura dei campioni, quattro laboratori umidi ed un microscopio doppio, oltre ad una stazione meteorologica completa.
E la sonda ha fatto il suo dovere, scavando, toccando e analizzando frammenti di vero ghiaccio marziano, così come ora si inizierà un periodo di febbrile lavoro per concludere le operazioni prima che l’inverno marziano si chiuda su di essa. E l’ambiente sta diventando sempre più freddo.
Nei primi 50 Sol il lander ha misurato temperature minime di circa -80°C, mentre ora siamo già a -85°C.
La potenza generata dai due pannelli solari sta diminuendo ed oggi siamo a 2'500 Wattora, circa 1000 in meno di quelli di inizio missione. La sonda ha bisogno di circa 1000Wh per eseguire le operazioni più basilari e quindi siamo ancora ben oltre questi limiti minimi. Le previsioni sono di raggiungere quella fatidica soglia intorno a novembre.
Il prossimo passo di Phoenix (che ricordiamo è costata 420 milioni di dollari) sarà proprio il completamento delle analisi nel laboratorio umido caricando gli ultimi due campioni, il primo dei quali è entrato nel laboratorio proprio oggi.
Per quanto riguarda i forni TEGA, sarà molto difficile che si riesca ad utilizzarli tutti, avendo eseguito 4 analisi in tre mesi: comunque anche di questi verrà fatto buon uso.
“Attualmente stiamo rielaborando i dati ricevuti,” ha concluso Goldstein. “Ciascun componente del team è talmente impegnato al lavoro sui dati che non riesce a respirare un attimo per cercare di capire le enormi scoperte scientifiche già assodate”.
Goldstein ha anche lavorato al progetto MER e il pensiero che i due vecchi robot che stanno viaggiando su Marte da oltre quattro anni sopravvivranno a Phoenix, lo riempie di tristezza, ma lo rende orgoglioso di aver visitato e effettuato incredibili scoperte nel circolo polare artico del Pianeta Rosso.
Saranno migliaia le foto provenienti dai MER, ma quelle di Phoenix dal polo sono uniche!

Nell’immagine allegata si vede tutta la zona di scavo e l’ombra della Surface Stereo Imager, quella lunga quasi in centro, come raffronto, è circa una trentina di centimetri di larghezza.

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